domenica 8 febbraio 2009

PROPAGANDA, MEDIA, TECNOLOGIA

“Le cose sono giunte al punto che la bugia ha il suono della verità e la verità il suono della bugia. Solo la menzogna assoluta ha ancora la possibilità e la libertà di dire in qualche modo la verità”
Minima moralia, T.W.Adorno.

Noam Chomsky ( Philadelphia 1928, - ), professore di linguistica al Massachussetts Institut of Technology, è riuscito a smascherare i numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni ed evidenziare la piattezza conformistica dei media. Attraverso la “fissazione delle priorità”, un certo numero di mezzi di informazione determina una sorte di struttura prioritaria delle notizie, stabilita da grandi società commerciali, alla quale i media minori devono adattarsi. L’obiettivo è quello che Chomsky definisce la “fabbrica del consenso”, ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell’opinione pubblica (Manufacturing consent: the political economy of the mass media 1988).
Il “Problema di Orwell” ( secondo il quale la tecnologia porterà soltanto ad un incremento del controllo sull'individuo) trattato da Chomsky ne “La conoscenza del linguaggio”, è il problema di spiegare com’è che riusciamo a sapere così poco pur avendo tanti dati a disposizione. È un problema che potrebbe essere risolto scoprendo i fattori che bloccano l’intuizione e la comprensione, chiedendoci perché essi siano efficaci.
Lo psicanalista austriaco Wilhelm Reich (897-1957)fonda le proprie idee sul concetto di repressione delle pulsioni inconsce, rifacendosi alle teorie di Freud (1856-1938): "L’inconscio racchiude quelle pulsioni, riassunte nella libido, che verrebbero rivolte verso tutto e tutti se non fossero represse dalla morale, cosi che vengono manifestate dall’individuo attraverso vie consentite socialmente, nella cultura, nella poesia, nell’arte". L'educazione è ,quindi, repressione.

Lo psicanalista tedesco Erich Fromm (1900-1980) sostiene, nel saggio “Fuga dalla libertà”, che il consenso delle masse deriva dalla “paura della libertà”. L’uomo è sopraffatto da un “profondo senso di insicurezza, dubbio, solitudine e ansietà, e finisce col rinunciare all’indipendenza del proprio essere individuale e a fondersi con qualcuno o qualcosa al di fuori di sé, per acquistare la forza che manca al proprio essere”.

Opinioni al riguardo?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Interessante.. molto. Teorie che aprono scenari agghiaccianti, tipo 1984 o il Processo kafkiano. Ma purtroppo molto verosimili. Che esseri siamo? Terribile soprattutto l'ultimo paragrafo; è vero, la maggior parte degli esseri umani ha paura della libertà, ha paura di scegliere (ho fatto scelte senza scegliere che scelta fare) e preferisce di gran lunga delegare ad altri questo compito, restando a seplicemente a guardare. La Massa. Ma non capisco una cosa: la tendenza a formare "la massa" è una caratteristica squisitamente umana, o è qualcosa che qualcuno è riuscito a creare?